De André, Battisti, De Gregori: La via cinese dei cantautori italiani
Zhang Changxiao (nome d’arte Sean White) ha 28 anni ed è nato a Jinan nella provincia di Shandong. Nel 2012 si trovava a Milano, dove per un anno ha frequentato il Politecnico.
“Un giorno - racconta - mi sono imbattuto per caso in una canzone di Fabrizio De Andrè: Ora di libertà. E ho scoperto un mondo. Quelle parole raccontavano una storia”.
Da quel momento la passione è diventata missione. Zhang ha iniziato a raccogliere dischi e testi, a studiare. Quindi un passo ulteriore: un libro pubblicato in Cina.
Il volume ‘Suoni dal Mediterraneo. I cantautori popolari italiani’ (titolo originale: Dizhonghai de shengyin), ha già venduto 100 mila copie. Perché in Cina i cantautori sono sconosciuti, o meglio lo erano. Dice Zhang “Da noi è diffusa solo la musica lirica. Ma i vostri cantautori hanno testi che sono poeticamente autonomi e compiuti che si fondono con una musica che risente tanto del vostro patrimonio classico”.
Fabrizio De André, Lucio Battisti, Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Francesco De Gregori, Enzo Jannacci, Lucio Dalla, Francesco Guccini sono solo alcuni dei 18 artisti tradotti da Zhang.
Zhang si propone come ‘ambasciatore della musica italiana’, ha lasciato l’ingegneria per l’attività di promoter e sui social cinesi (sul popolare servizio «qq») ha lanciato una playlist di autori italiani. Qui, però, la supremazia dei cantautori pare vacillare: “Il più ascoltato — sorride — è Jovanotti con “A te”. Dopo di lui “Sally” di Vasco Rossi. Però subito dopo vengono “Il testamento di Tito” di De André e “Il mio canto libero” di Battisti”.